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Sponsorizzo ergo sum

E' nata prima della televisione. Gabriele D'Annunzio ne intuì l'importanza diventandone egli stesso inventore. Stiamo parlando, ovviamente, della pubblicità.

Sponsorizzo ergo sum

04.11.2005 - Autore: Diego Anzisi
La pubblicità è ovunque. Per strada, in casa, in radio e in televisione. Testimonial del resto ne siamo un po' tutti, ma o non lo sappiamo o, più semplicemente, non ci facciamo caso. Il paradosso è che i semplici consumatori, a differenza di tennisti e calciatori, pagano fior di quattrini per indossare un paio di scarpe, laddove altri nel farlo guadagnano milioni. La pubblicità ci ha visto crescere, ha contribuito a sviluppare la nostra fantasia ma anche il nostro senso critico. Ci ha insegnato, infatti, che fidarsi è bene, ma che non fidarsi è meglio.

A volte ci ha dato ottimi consigli, altre volte ci ha meschinamente buggerato. Il tonno, ad esempio, non doveva essere così tenero che si taglia con un grissino? Forse nello spot usavano un grissino posticcio indistruttibile? Come indistruttibile, o meglio inossidabile, è stato per anni il marinaio della marca concorrente, il simpatico baffone dei 160 grammi di bontà in olio d’oliva. Con il suo ramoscello d’ulivo ha portato un segno di pace in televisione.

Spesso la malediciamo, soprattutto durante gli incontri sportivi, quando ci ruba il replay dell’ultima azione. Altre volte ne proviamo nostalgia. E’ il caso, sempre per rimanere in tema marinaro, del celebre capitano dei filetti di merluzzo, improvvisamente ringiovanito. Esigenze di marketing: i bambini di oggi sono dinamici e vogliono un capitano giovane, aitante, un po’ Corto Maltese, un po’ supereroe, con tanto di supernemici. Però rimpiangiamo il “vero” nostromo, quello che tanto somigliava a Babbo Natale.

E che dire del “polverone” che si è alzato proprio pochi giorni fa, quando la nota casa dolciaria di Alba ha deciso di mandare in pensione il bambino delle barrette di cioccolato dallo sguardo di ghiaccio, dai denti sempre più bianchi, dal caschetto brit-pop e dalla camicia a striscie biancorossa di dubbio gusto? Sulla nuova confezione fa capolino un sosia paffuto e volgarmente ingelatinato: il bambino che dal 1968 rappresentava la nostra pausa merenda non c’è più. Qualcuno, si dice, mangerà del cioccolato scaduto in segno di protesta.

Le pubblicità sono uno degli specchi della nostra cultura: non è un caso, infatti, che in seguito all’introduzione della moneta unica europea, molti marchi siano diventati identici in diverse nazioni. Un peccato, a dire il vero, perché alcuni tormentoni pubblicitari con gli anni erano diventati patrimonio della cultura pop italiana.

Il romantico cuore di panna, ad esempio, non batte più da anni: dietro l’azienda che produce il gelato dall’italianissimo nome si nasconde in realtà una multinazionale ai cui vertici è stato infaustamente deciso di unificare marchio e prodotti in Europa e nel resto del globo. Gabriele D’Annunzio, sostenitore e inventore di slogan e marchi (il nome “la Rinascente”, ad esempio, fu una sua idea) si sarebbe battuto per non far calpestare "l'identità nazionale della pubblicità”.

 

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